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19 ottobre 2021

Maria Chiara Carrozza: "Investire sui giovani"

Intervista alla Presidente del CNR

Maria Chiara Carrozza è presidente CNR, co-fondatrice IUVO (Spin off della Scuola Superiore Sant'Anna), Professoressa Ordinaria di Bioingegneria Industriale presso l'Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant'Anna, dal 2018 Direttore Scientifico della Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus, già deputata (2013/18), già Ministro dell'Istruzione (2013/14), già Rettore della Scuola Superiore Sant'Anna (2007/13). Membro IEEE Society of Engineering in Medicine and Biology (EMB), IEEE Society of Robotics and Automation (R&A).

 

Ha concesso questa intervista a Temi per il secondo bilancio sociale dell'azienda. 

 

Professoressa Carrozza, in che termini possiamo definire una via italiana, creativa, all’innovazione?

L'Italia forma moltissimi bravi ricercatori e ricercatrici, ma non offre loro opportunità adeguate di ingresso e di carriera nel mondo del lavoro. Tanto che l’età media di chi opera nella ricerca e nell’università da noi è più alta che in altri paesi avanzati. Se mancano i giovani nel mondo del lavoro, ne soffre ovviamente tutto il sistema dell’innovazione, pertanto è necessario un grande investimento su questo aspetto. Occorre aumentare la libertà, la mobilità, la flessibilità anche contrattuale e la reputazione sociale di chi lavora in ricerca scientifica e innovazione tecnologica in Italia. I mercati e le società, poi, sono ormai globali e se l’innovazione non è tenuta in considerazione sufficiente si registra, purtroppo, un saldo intellettuale passivo.

Il quadro del trasferimento tecnologico dalla ricerca alle imprese qual è?

Anche su questo è necessario considerare lo scenario globale. Ci sono alcune alleanze pubblico-private in vari settori, potremmo competere con la Cina o gli USA che pure sono elementi di confronto con un enorme potenziale nell’innovazione. Nel nostro continente teniamo in maggiore considerazione l’etica e le ricadute sociali e sui cittadini, il rispetto della privacy o dei dati, le regolamentazioni di settore. A livello nazionale abbiamo bisogno di giuristi d’impresa che mettano in campo servizi veloci e abilitanti, fondamentali per la definizione di contratti, la protezione della proprietà industriale, la fiscalità, la finanza e la strategia aziendale. 

Lo scienziato imprenditore è un’utopia?

Una cosa è fare scienza, un’altra è fare impresa Uno spin off di ricerca, per esempio, non può essere gestito nello stesso modo e con le stesse ambizioni con cui opera un gruppo accademico. Il ruolo dello scienziato-imprenditore è centrale nelle prime fasi di sviluppo ma può diventare un freno quando l’azienda si impunta su una via solitaria verso il mercato. I soci che accompagnano il percorso di trasferimento tecnologico devono rispettare una cultura d’impresa peculiare. Bisogna riconoscere e rispettare i diversi ruoli, dotarsi di regole e procedure veloci ed efficaci, presidiare un contesto di qualità della ricerca diffusa in grado di incubare e fare sviluppare le eccellenze.

Lo sviluppo di genere e il women empowerment è uno degli obiettivi fondamentali dell’Agenda 2030. Come avvicinare più donne all’innovazione e alle materie STEM?

Occorre una trasformazione culturale della scienza e della società: per raggiungere un numero equilibrato nelle hard sciences dobbiamo partire da un’adeguata preparazione che sia più disponibile per giovani e giovanissimi di entrambi i sessi, che davvero offra pari opportunità. Tra ragazzi e ragazze oggi il tasso di iscrizione alle facoltà scientifiche e tecnologiche universitarie vede la percentuale delle seconde nettamente inferiore a quella dei maschi. Questo elemento si riflette direttamente sulle lauree e sulle professioni. Dobbiamo impegnarci per creare la consapevolezza che ogni percorso di studio è accessibile alle ragazze: non devono esserci scorciatoie, ovviamente, ma bisogna sconfiggere questo pregiudizio. 

L’emergenza Covid-19 ci ha segnato profondamente come individui e come collettività. Quali lezioni abbiamo imparato dalla pandemia?

Abbiamo imparato che l'Italia deve tornare a investire nella ricerca. Tutti, per esempio, dovrebbero capire l'importanza dei vaccini e su questo registriamo un contrasto sociale preoccupante: ma bisogna anche far capire che il vaccino si può sviluppare se c'è prima una ricerca fondamentale in biologia molecolare, in immunologia, in virologia. Senza questa ricerca di base, libera, curiosity driven non avremmo alcun prodotto, terapia, traslazione medica o verso il mercato.

Leggi l'articolo sull'uso di Esoscheletri per la movimentazione delle merci in Temi. 

Tutte le attività di Responsabilità Sociale di Temi sono raccontate nel secondo Bilancio di Sostenibilità 

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